Lo spreco alimentare non è un gioco

Lo spreco alimentare non è un gioco

  • Postato: Ott 02, 2020
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Per la Prima Giornata internazionale sulla consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari, le ACLI di Roma rilanciano il proprio impegno di recupero delle eccedenze alimentari e contrasto agli sprechi con “il cibo che serve”, ma anche sensibilizzazione con una cartolina lanciata sui social.

Le ACLI di Roma, in occasione della Prima Giornata internazionale sulla consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari rilanciano con decisione il messaggio dell’importanza di attività di prevenzione, contrasto e sensibilizzazione contro gli sprechi. Un ambito sul quale le ACLI romane sono attive da tempo con la Buona Pratica di recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari Il cibo che serve che dal gennaio 2019 a oggi ha permesso di salvare e reinserire nel circuito della solidarietà oltre – 82 tonnellate di pane e prodotti da forno, 68 T di ortaggi e frutta grazie anche alla collaborazione con il CAR (Centro Agroalimentare di Roma), 14 T di prodotti a lunga scadenza, 330 kg di pesce1.300 L di bevande e 1.500 kg di salumi.

Punto di forza del progetto è la rete con esercenti, realtà solidali e Istituzioni, una rete che durante il periodo di lockdown si è ulteriormente ampliata grazie alle donazioni di grandi aziende italiane.

In particolare durante il periodo di lockdown sono state oltre 5000 le persone che ogni giorno hanno accompagnato i propri pasti con le eccedenze recuperate e redistribuite, oltre 7.000 i pacchi alimentari e kit igienici donati alle famiglie in estrema difficoltà, raggiungendo 3.332 persone, di cui più di 1.000 minori, grazie all’aiuto di 57 volontari e percorrendo circa 10.000 km, in lungo e largo per la città.

“In questa importante giornata che mira ad accendere i riflettori sull’importanza della consapevolezza e della corresponsabilità in merito al tema della prevenzione e riduzione dello spreco, mi preme sottolineare il valore simbolico di del pane – dichiara Lidia Borzì presidente delle ACLI di Roma – un alimento semplice, ma non un semplice alimento che porta in sé il senso dei legami. La parola compagno che viene da “cum panis” ovvero colui con cui dividere il pane fa capire il valore del pane come strumento di unione.

Nella fase della ripartenza, infatti, pensiamo sia indispensabile il recupero delle “relazioni vive”, quelle esperienze di cura, condivisione, aggregazione e partecipazione che possano concretamente contribuire a ritessere il tessuto umano e sociale delle città e del suo territorio così fortemente ferito dagli effetti della pandemia e del lockdown.

Per questo cogliamo l’occasione di questa giornata per rinnovare il nostro impegno a favore di un modello di azione sociale che possa essere al fianco delle persone non solo nel momento di difficoltà contingente, ma che le aiuti ad uscire dalla condizione di disagio. Per questo la risposta ai bisogni primari è un gancio per inserirle in una rete di protezione sociale capace di garantire esigibilità dei diritti, formazione, e occasioni di aggregazione per combattere la solitudine e l’isolamento sociale ”.

QUI LA RASSEGNA STAMPA

Il cibo che serve fa visita al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali

Il cibo che serve fa visita al ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali

  • Postato: Lug 10, 2020
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Una delegazione delle ACLI di Roma è stata ricevuta dalla Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, per illustrare i principi del progetto di recupero alimentare “Il cibo che serve”.

“Condividere per moltiplicare” con questo obiettivo, mercoledì 8 luglio 2020, una delegazione delle ACLI di Roma guidata dalla presidente Lidia Borzì ha presentato la buona pratica del progetto di recupero delle eccedenze alimentari “Il cibo che serve” alla Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, presso il Mipaaf alla presenza dell’onorevole Maria Chiara Gadda promotrice e prima firmataria della norma antispreco legge 166/2016.

Presenti all’incontro anche Giulia Di Gregorio Resp. Sviluppo Associativo delle ACLI di Roma e area fragilità, Antonio De Francesco Vice-presidente del Patronato ACLI di Roma, Paolo Frusone e Monia D’Ottavi resp. politico e tecnico area comunicazione. Cuore dell’incontro il focus sull’importanza delle rete tra Istituzioni e Terzo Settore in una rinnovata logica di complementarietà e coprogettazione degli interventi soprattutto nell’ambito del contrasto alle povertà che necessita la presa in carico della persona a tutto tondo.

“Il progetto chiama in causa tutti i soggetti della sussidiarietà – spiega la presidente Borzì – mettendo insieme pubblico e privato, profit e no profit. Una buona pratica di economia circolare per cui il cibo, a un passo dal diventare rifiuto, si trasforma in una risorsa che produce un valore che vale per cinque: ambientale, economico, sociale, educativo e per la salute. Con “il cibo che serve” facciamo la nostra piccola parte per rispondere a bisogni primari – conclude Lidia Borzì – ma il nostro obiettivo è sempre quello di gettare il cuore oltre l’ostacolo e mettere in campo un modello di azione sociale che possa essere al fianco delle persone non solo nel momento di difficoltà contigente, ma che le aiuti ad uscire dalla condizione di disagio. Per questo la risposta ai bisogni primari è un gancio per inserirle in una rete di protezione sociale capace di garantire esigibilità dei diritti, formazione, e occasioni di aggregazione per combattere la solitudine e l’isolamento sociale.

“Avere a che fare con la povertà richiede competenza, tatto, e professionalità – le parole della ministra Bellanova – per questo è fondamentale che le Istituzioni considerino il Terzo Settore come partner fondamentale in quanto sono proprio le organizzazioni grandi e piccole a vivere la frontiera. Progetti di recupero delle eccedenze come questo sono fondamentali perché non solo contribuiscono a rispondere a bisogni primari, ma tutelano la dignità della persona e salvaguardano anche l’ambiente”.

Aiutaci a combattere lo spreco alimentare

Aiutaci a combattere lo spreco alimentare

  • Postato: Giu 22, 2020
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Da un piccolo gesto nascono grandi progetti!

Cosa non ci piace? Sapere che ogni giorno finiscono nella spazzatura quintali e quintali di cibo ancora buono da mangiare. Cosa ci piace? Essere tutti i giorni on the road per recuperare pane, frutta e verdura a rischio spreco, e ridistribuirli alle realtà della Capitale al fianco dei più fragili.

Come puoi aiutarci? Dona il tuo 5×1000 alle ACLI inserendo nella tua dichiarazione dei redditi il codice fiscale 80053230589. Oppure puoi farlo con una donazione intestata a ACLI di Roma aps, all’Iban IT 59S030 69096 061 00000019199. E’ prevista una detrazione IRPEF pari al 30% degli importi erogati indicando nella causale “Erogazione liberale versata da (nome e cognome) codice fiscale

Ogni tuo gesto può davvero essere lievito per combattere lo spreco alimentare e aiutare chi aiuta!

Cibo, amore e riciclo: le camille

Cibo, amore e riciclo: le camille

  • Postato: Giu 12, 2020
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Questa sera facciamo il pieno di dolcezza. Silvia la nostra volontaria di Servizio Civile Universale ci spiega, passo dopo passo, come realizzare il dolce alle carote per eccellenza: le camille.

Un dolce semplice ma non un semplice dolce che in un baleno ci fa tornare indietro nel tempo a quando da piccoli le tenevamo strette strette come merenda.


INGREDIENTI

• Farina 300 gr

• Farina di mandorle 100 gr

• Fecola di patate 100 gr

• Zucchero 150 gr

• Uova 2

• Lievito in polvere per dolci 8 g

• Olio di semi 100 ml

• Succo di 1 arancia

• 1 pizzico di sale

 

 

 

 

 

 

 

 


PROCEDIMENTO

– Prima di tutto, pesiamo le carote, peliamole e grattugiamole molto finemente con la grattugia.

– In un’ampia ciotola montiamo le uova con lo zucchero e quando il composto sarà chiaro e spumoso, aggiungiamo le carote tritate.

– Setacciamo e mescoliamo insieme la farina, la farina di mandorle, la fecola di patate, il lievito e incorporale al composto di uova e zucchero.

– Infine uniamo al composto l’olio di semi e il succo d’arancia, mescolando bene.

– Oliamo 12 stampi da muffin e versa in ogni stampino il composto di carote ottenuto, lasciando circa un centimetro dall’alto.

– Inforniamo i tortini in forno preriscaldato a 180°C per circa 20/25 minuti, fino a quando inserendo uno stecchetto al centro di uno dei tortini ed estraendolo, questi non risulterà asciutto.

 

 

“Recuperiamo il pane per i più fragili”: la presidente Lidia Borzì intervista da InTerris

“Recuperiamo il pane per i più fragili”: la presidente Lidia Borzì intervista da InTerris

  • Postato: Apr 27, 2020
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“Non sprecare il pane è un dovere verso coloro che ne sono privi. Oggi a causa dell’emergenza sanitaria viene a mancare il pane a migliaia di persone che, pur tra mille difficoltà quotidiane, prima della pandemia non ne avevano mai sofferto la mancanza”.

Sono le parole della presidente delle ACLI di Roma, Lidia Borzì, intervista da InTerris sulle azioni messe in campo dal progetto di recupero alimentare “Il cibo che serve” per consegnare alle persone più fragili pane e cibi freschi.

Durante il lockdown chi si rivolge al vostro segretariato sociale per chiedere aiuto?

“L’emergenza coinvolge in modo prioritario i senza fissa dimora e coloro che vivono tutto l’anno situazioni di fragilità. In pandemia ci arrivano, però, molte richieste di aiuto anche da persone e nuclei prevalentemente monogenitoriali che finora erano sempre riusciti ad affrontare da soli le difficoltà e che, prima del lockdown, riuscivano in qualche modo a restare in linea di galleggiamento senza dover ricorre al sostegno di realtà assistenziali”

A chi si riferisce?

“Ai piccoli negozianti ridotti sul lastrico dall’emergenza sanitaria, ai lavoratori a giornata, agli occupati in nero, a badanti e persone che prestavano servizio nelle case. Non ce la fanno a dare da mangiare ai figli e per la prima volta in vita loro chiedono aiuto ad associazioni di volontariato ed enti caritativi. Per questo alle ACLI di Roma abbiamo messo in piedi un centralino di segretariato sociale al quale arrivano in continuazione richieste di auslilo da parte di fasce sociali che finora erano sempre riuscite a cavarsela da sole”.

Voi recuperate il pane. Qual è il valore in pandemia della lotta allo spreco alimentare?

“Il pane è un alimento semplice ma non è un semplice alimento. Il pane è un cibo primario ma ha anche una grande simbologia. Compagno deriva etimologicamente dal latino “cum-panis”, essere compagni significa condividere il pane. In questo periodo di distanziamento sociale obbligato, la condivisione del pane è ancor più un segno di vicinanza. Durante il lockdown tante famiglie sono tornate anche a fare il pane in casa. Non sprecare il pane è un dovere verso coloro che ne sono privi. Oggi a causa dell’emergenza sanitaria viene a mancare il pane a migliaia di persone che, pur tra mille difficoltà quotidiane, prima della pandemia non ne avevano mai sofferto la mancanza”

Spezzare insieme il pane ha anche un significato religioso…

“Sì e ciò è tanto più sentito ora che per le misure anti-contagio i credenti sono costretti a rinunciare all’Eucarestia. Non sprecare il pane e anzi condividerlo è anche un’esigenza spirituale e religiosa. Il pane è portatore di una serie di significati che vanno oltre il cibo. Significa anche tenere in vita legami che con il distanziamento reale non si posso concretamente esprimere”

Come sta andando durante il lockdown la raccolta del pane?

“E’ molto aumentato in pandemia il recupero di eccedenze alimentari. Stiamo riscontrando una diffusa generosità da parte di forni e anche di ristoranti chiusi dal blocco delle attività che mettono a disposizione dei più bisognosi non solo le eccedenze ma anche le materie prime”.

FONTE: INTERRIS

Cibo, amore e riciclo: fagottini ripieni di spinaci

Cibo, amore e riciclo: fagottini ripieni di spinaci

  • Postato: Apr 23, 2020
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Se siete in cerca di idee per un aperitivo sfizioso o per un secondo gustoso, la ricetta dei fagottini ripieni di spinaci, casca proprio a fagiolo. Il copyright è di Silvia, la nostra volontaria di Servizio Civile Universale, con la passione per la cucina a spreco zero. Un piatto che, inoltre, va in aiuto a tutte quelle mamme che ogni giorno sono alle prese con i loro piccoli per fargli mangiare la verdura.

Provare per credere.

INGREDIENTI

IMPASTO

  • Patate bollite 500 gr
  • Farina 200 gr
  • Sale 1 cucchiaino
  • Olio q.b.


RIPIENO

  • 200g di spinaci cotti

 


PROCEDIMENTO

– Schiacciamo le patate bollite con una forchetta e aggiungiamo olio di oliva, sale e farina.

– Impastiamo con le mani e se necessario aggiungiamo altra farina. Cerchiamo di preparare un impasto sodo e non molliccio. Intanto cuociamo gli spinaci in padella con un goccio d’acqua. Una volta pronti mettetiamoli in una ciotola e aspettate che si raffreddino.

– Tiriamo  l’impasto su una superficie infarinata, aiutandoci con un mattarello.

– Creiamo delle forme con un bicchiere, e all’interno inseriamo gli spinaci. Quindi copriamoli con un’altro cerchio, ottenuto con il bicchiere, così da avere una focaccina rotonda. Schiacciamo accuratamente i bordi.

– Oliamo leggermente una padella antiaderente e cuociamo le focaccine 10 minuti per lato, a fiamma bassa, fino a quando non sono ben dorate su entrambi i lati


N.B. Potere riempire i fagottini con il ripieno che volete. Formaggio, zucchine, peperoni, funghi…tanto saranno sempre buonissimi!  Un consiglio: anticipate la cottura delle patate e del ripieno, così da lasciarli raffreddare per bene.

Buon appetito!

Ceci e carciofi, una coppia eccezionale veramente

Ceci e carciofi, una coppia eccezionale veramente

  • Postato: Apr 15, 2020
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Aprile è il mese fatidico dei cambi di stagione. Mentre ci districhiamo nel caos dei nostri armadi, alla ricerca di vestiti più leggeri, ricordiamoci di fare ordine anche in cucina. In questo tempo mantenere un’alimentazione sana non è importante, di più. Ceci e carciofi. E’ questa la coppia di ortaggi, cintura nera di salute, che abbiamo scelto di mettere a tavola. Scopriamone insieme benefici e proprietà.

D’aprile
l’aria si fa appena calda.
Pare una guancia.
(Valerio Magrelli)

Lunga vita ai ceci

Alzi la mano chi non si ricorda il ragionier Fantozzi in ginocchio sui ceci per aver combinato qualche frittata delle sue in ufficio? Se nel nostro immaginiamo li colleghiamo a qualche terribile punizione di stampo medievale, questi legumi sono dei buonissimi amici da invitare sia a pranzo che a cena. Portano a tavola piatti ricchi di vitamine in particolare del gruppo B, ma non mancano le vitamine A ed E; sono fonti di fibre e sali minerali (calcio, ferro, fosforo, magnesio, potassio, sodio e zinco). Questi alcuni dei loro punti di forza.

Che la forza dei ceci sia con te

Per scoprire cosa si nasconde dietro a questo legume dobbiamo rispolverare il nostro vocabolario di latino. Il nome latino cicer deriva dal greco kikus, cioè forza. Teniamo bene a mente questa lezione, quando la nostra batteria è atterra. Ci pensano infatti i sali minerali presenti nei ceci a tirare su il nostro livello di energia. Ricarica completata!

Un vigile attento

Ai ceci non sfugge nulla. Vigilano attentamente sul livello del colesterolo e della glicemia, aumentando il senso di sazietà e riducendo il rischio di diabete. Grazie al loro contenuto di acidi grassi omega-3 regolano la pressione arteriosa ed aumentano i valori del colesterolo HDL, quello cosiddetto “buono”, riducendo i livelli di colesterolo LDL, quello “cattivo”. Stop!

Pronto soccorso ossa

Per ossa sane e forti bisogna chiedere ai ceci. Ferro, calcio, zinco e vitamina K contribuiscono a mantenerle in forma.

Ode al carciofo

Un guerriero che indossa una corazza spinosa ma con un’anima tenera e gustosa. Così Pablo Neruda descrive il carciofo, nella poesia di cui abbiamo preso in prestito il titolo. Un guerriero che ritroviamo anche nell’opera di Pablo Picasso Donna con carciofo, e nelle poesie, tra gli altri, di Leopardi, Belli e Pascoli. Insomma, per gli artisti i carciofi sono fonte di ispirazione. In cucina poi non ne parliamo. Crudi con una spruzzata di limone, ripieni, alla romana, alla Giudia… chi più ne ha più ne metta! Ma soprattutto sono fonte di benessere. Sentite un po’.

Ok digestione

Problemi digestivi? Grazie alla cinarina, polifenolo derivato dell’acido caffeico, il carciofo aiuta a purificare il fegato e a migliorare il flusso della bile. Inoltre è davvero light: a seconda della varietà, 100 g. di prodotto hanno soltanto tra le 43 e le 48 kilocalorie, è un ortaggio immancabile nelle nostre diete. Si trasforma, infatti, in un ottimo diuretico; in più ha un effetto ipolipemizzante e ipoglicemizzante.

Poteri antiossidanti venite a me

Se fosse un calciatore sarebbe un difensore eccezionale, di quelli caparbi e robusti che non si lasciano scappare niente. In questo caso gli attaccanti sono i radicali liberi, per contrastarli il carciofo schiera le proprietà antiossidanti dell’acido clorogenico. Per ritardare l’invecchiamento e la degenerazione delle cellule, invece, mette in campo la vitamina A. Insomma con il carciofo non si scherza!

Non ti scordar mai dei carciofi

Hai capito la vitamina K! Oltre ad essere vero e proprio calcestruzzo per le nostre ossa, protegge dai danni neuronali aiutando a prevenire malattie come l’Alzheimer e la demenza senile. Il carciofo lo sa bene e si gioca anche questa carta. Inoltre se cercate una bella maschera di , tenete conto di questo ortaggio che aiuta a depurare la pelle grassa. Abbasso l’acne! Viva la pelle liscia!

A tavola con le parole della cucina: perché si dice fare la scarpetta

A tavola con le parole della cucina: perché si dice fare la scarpetta

  • Postato: Apr 14, 2020
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Continua il nostro slalom tra le curiosità dell’italiano della cucina. Oggi ci imbattiamo in uno dei modi di dire più golosi della nostra amata lingua. Alzi la mano chi a tavola, dopo un bel piatto di pasta al sugo, non ha mai fatto la scarpetta?

Come, quando e perché?

L’espressione entra trionfante nel nostro lessico nel 1987, anno in cui fa il suo debutto ufficiale sulle pagine del Grande Dizionario Italiano. Luogo di nascita: l’area linguistica dei dialetti meridionali.

Come riporta il dizionario online della Treccani con questa fortunata combinazione di parole si indica il «raccogliere il sugo rimasto nel piatto passandovi un pezzetto di pane infilzato nella forchetta, o più comunemente tenuto tra le dita».

Un gesto che da Nord a Sud, passando per le Isole, accomuna cinquantacinque milioni di italiani.

Il curioso caso della parola scarpetta

Se sul suo significato sono tutti d’accordo, sull’origine della parola “scarpetta” la questione è quanto mai dibattuta. Tanto da non fa dormire sonni tranquilli ai linguisti. Sono diverse le ipotesi al vaglio degli inquirenti.

C’è chi ritiene che questa espressione rimandi a un tipo di pasta dalla forma concava, perfetta quindi per tirare a raccolta tutto il sugo rimasto nel piatto. Per altri invece, trae origine dalla similitudine tra l’azione di far danzare il pezzo di pane sul piatto e la scarpa che strisciando a terra raccoglie tutto quello che trova.

Infine, molti la ricollegano al vocabolo “scarsetta”, ovvero ‘povertà’, oggi caduto nel dimenticatoio. Secondo i sostenitori di questa opzione, era proprio la condizione di difficoltà economica a spingere i più bisognosi ad accontentarsi di poco, cioè di quello che rimaneva nel piatto.

Insomma, ancora oggi il caso è  aperto. Ai posteri l’ardua sentenza. Noi intanto, “Vostro Onore”, ci teniamo stretti questa tradizione che in un baleno riesce a  farci sentire a casa. Più felici e contenti.

Non ce ne vogliano i “principi” del Galateo.

Cibo Amore e Riciclo: polpette di ceci

Cibo Amore e Riciclo: polpette di ceci

  • Postato: Apr 13, 2020
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Oggi per la rubrica Cibo, Amore e Riciclo, piovono polpette. Sì ma polpette di ceci. Care nonne, non vi arrabbiate. Sia messo subito agli atti che le polpette come tradizione vuole sono di carne…e chi siamo noi per stravolgere la storia? Ah sia chiaro anche che le vostre suono buonissime come testimoniano a gran voce tutti i nipoti della penisola.

Però una preziosa amica del nostro progetto ci ha suggerito questa variante. E niente, ci ha davvero deliziato.


INGREDIENTI

• 450 gr di ceci in scatola
• Due cucchiai di pangrattato
• Un uovo
• Due cucchiai di pecorino romano
• Aglio
• Cipolla
• Un rametto di rosmarino
• 4 zucchine
• 2 carote
• Un quarto di dado vegetale
• Un pizzico di sale


PREPARAZIONE

• Iniziamo scottando in padella i ceci, ben lavati, con un goccino d’olio d’oliva, aglio e un rametto di rosmarino per circa dieci minuti, mentre in un pentolino a parte, sciogliamo il dado in acqua e portiamo ad ebollizione.

• Una volta ripassati i ceci, lasciamoli freddare e procediamo tagliando le zucchine e le carote a dadini molto piccoli.

• Cuociamo le verdure in una padella in un soffritto di olio e cipolla, saliamo leggermente e allunghiamo durante la cottura con parte del brodo vegetale ottenuto con il dado fino a completa cottura dei vegetali, assicurandoci che al termine della cottura siano ben asciutti. Poi lasciamo a raffreddare.

• Raffreddati i ceci, togliamo il rosmarino e procediamo a frullarli con un frullatore ad immersione, allungando man mano leggermente il composto con il brodo vegetale, al fine di ottenere una purea morbida.

• Aggiungiamo ai ceci frullati un uovo, due cucchiai di pangrattato e due cucchiai di pecorino romano, e mescoliamo fino ad ottenere un composto ben amalgamato, a cui andremo ad aggiungere le verdure una volta raffreddate completamente.

• Procediamo a formare le nostre polpette, avendo cura di passarle in uovo e pangrattato per evitare che si rompano durante la cottura. Disponiamo le polpette su una teglia con carta forno, condiamo con un goccino di olio d’oliva e inforniamo per 15 minuti a 170 gradi.

N.B. le polpette si possono cuocere anche in padella con olio d’oliva. In tal caso cuocere per 3 o 4 minuti per lato, e regolarsi in base alla doratura desiderata.


Che la bontà delle polpette di ceci sia con voi!

Consegnati 300 kg di frutta e verdura alla parrocchia Santi Martiri dell’Uganda

Consegnati 300 kg di frutta e verdura alla parrocchia Santi Martiri dell’Uganda

  • Postato: Apr 04, 2020
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Ogni gesto fatto per gli altri ha il potere di accorciare le distanze. Questa mattina 300 kg di frutta e di verdura sono stati consegnati dal Centro Agroalimentare Roma a don Luigi D’Errico, parroco dei Santi Martiri dell’Uganda, con la collaborazione delle ACLI di Roma, che sostengono la parrocchia attraverso il progetto di recupero delle eccedenze alimentare Il cibo che serve.

Il commento della presidente Lidia Borzì: “Il CAR, è uno dei principali sostenitori della nostra buona pratica, che recupera e redistribuisce agli ultimi le eccedenze alimentari, e che in questo periodo di emergenza sta intensificando la sua attività. La donazione straordinaria di oggi rappresenta un tassello importante dell’alleanza necessaria tra il mondo produttivo e quello delle organizzazioni sociali.

In questa difficile Quaresima vogliamo lanciare un messaggio forte: la solidarietà e la speranza devono essere più contagiose del Covid 19 e devono sconfiggere il virus dell’egoismo e dell’indifferenza che serpeggia da troppo tempo, minando il tessuto sociale”.

 

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