Mariano, volontario avventista. #facciadapane

Mariano, volontario avventista. #facciadapane

Sono in Italia ormai da quattordici anni. In Romania ero un rappresentante commerciale, oggi qui lavoro nell’edilizia. Certo, sono qui a servire nella nostra mensa perché, come per tutti gli altri, la sento come una vocazione. Ma per me non è solo questo: appena arrivato in Italia io non avevo nessuno, non avevo una casa. Ho vissuto in strada per due settimane, conosco cosa vuol dire. Conosco i volti delle persone che serviamo qui, conosco le loro domande, le loro paure, le loro delusioni. Quando riuscii a trovare una sistemazione mi dissi: non posso abbandonarli, devo fare qualcosa.
Ora mi occupo di progetti sociali con la Chiesa Avventista: recentemente sono stato in Africa con un gruppo di nostri giovani missionari. Sono stato anche in Romania, per costruire una casa famiglia.
Quattro anni fa abbiamo cominciato la distribuzione dei pasti alla stazione Ostiense. All’inizio facevamo una colletta per comprare il pane, poi abbiamo conosciuto il progetto “il pane A Chi Serve”, ed io sono stato il tra i primi a prendere in consegna il pane donato dai forni.

Mariano, 44 anni, volontario della Chiesa Avventista del Settimo Giorno.
La Chiesa Avventista organizza e gestisce cene di strada presso le stazioni ferroviarie romane, e la mensa comunitaria da cento posti all’interno dei locali della Chiesa, in zona Piazza Sempione.
#facciadapane

Ioanna, fornaia ed imprenditrice. #facciadapane

Ioanna, fornaia ed imprenditrice. #facciadapane

Io e mio marito siamo arrivati in Italia dalla Romania nel 2002, io avevo ventidue anni… Sapevamo che sarebbe stata difficile ma ce l’abbiamo messa tutta per costruire bene la nostra vita qui. Il primo lavoro che trovò mio marito fu proprio quello di panettiere, e da allora non abbiamo più abbandonato questa strada. Il nostro è un lavoro di passione e sudore, che ti fa produrre un cibo sacro. E’ bello fare il pane. Ma se non hai passione e sudore è inutile che ti metti a fare il fornaio.
Siamo cresciuti insieme, siamo riusciti ad aprire un’azienda tutta nostra. E ora eccoci qui, da un anno abbiamo raccolto questa nuova sfida e siamo diventati imprenditori.
Noi siamo tra quelli che ce l’hanno fatta. Ma io non ho mai voluto voltare la testa e non vedere più quelli che non sono stati fortunati come noi. Con il nostro lavoro abbiamo sempre cercato di aiutare, di sfamare… Ma io pregavo Dio affinché mi facesse capire quale fosse il modo migliore per fare tutto questo. E così, un giorno abbiamo conosciuto voi del “Pane A Chi Serve”…

Ioanna, 35 anni, sposata e madre di un bimbo di 8 anni. Antico Forno, Via della Moletta. #facciadapane

Giulia, fornaia #facciadapane

Giulia, fornaia #facciadapane

Ho 22 anni e di pomeriggio lavoro qui nel rione San Saba, nel panificio che mio padre ha aperto nel 1988. La mattina vado all’università, il mio corso di laurea è Economia. La sera dopo cena studio fino a tardi. Chi me lo fa fare? I valori familiari soprattutto, e la voglia di continuare qualcosa di bello. Io ho fatto la tesina di maturità sul pane: ho trovato il pane nella filosofia di Kierkegaard, ho letto “Vino e pane” di Ignazio Silone, che è un libro stupendo… Il pane è una metafora. Il pane è stato sulla tavola di ogni persona, del potente come del povero: ce l’hanno tutti. Ed il pane ha un valore familiare, è qualcosa che unisce. Un pezzo di pane è il simbolo della risposta alla fame e alla povertà. Un’umile fetta di pane con olio e pomodoro può sfamare un povero, ed è per questo che siamo nella rete del “Pane A Chi Serve”.
Mi piacerebbe dopo la laurea aprire un forno all’estero, in Francia o in Germania, portare lì la nostra cultura alimentare. Certo, oggi dobbiamo combattere contro il prezzo della farina che si alza, con la fatica di ogni giorno, ma se non ci crediamo noi ragazzi e ragazze nel futuro, chi ci deve credere?

Giulia Cantarelli, 22 anni, Il Pane di San Saba
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