L’ autunno ha bussato alle nostre porte. Si è accomodato in salone e ci ha invitato per prima cosa a fare il cambio dei vestiti nell’armadio. Lui sa che ai primi freddi iniziamo un po’ a storcere il naso.
Eccolo quindi portare tra le mani un cartoccio di castagne, appena raccolte dall’albero.
Alla vista di questo dono i nostri pensieri in un baleno ci portano al Natale, al profumo delle caldarroste bollenti gustate a Piazza Navona in compagnia dei nonni, e a qualche pranzo fuori porta chiuso con degli straordinari marron glaces che ci congedavano dalla tavola con un ricordo dolcissimo.
Insomma, le castagne oltre a essere super buone, richiamano alla mente tantissime istantanee. Cogliamo al volo questo assist per mettere a fuoco 4 curiosità che ruotano attorno all’universo di questo frutto color caffè che ha il potere di risvegliare una carrellata di bei ricordi. Destinati a non sbiadirsi mai!
La castagna: per modo di dire
Alzi la mano chi da piccolo non cercava con sguardo furtivo e lesto di non farsi prendere in castagna. Dai ammettiamolo. Sicuramente stavamo per combinare qualche marachella delle nostre e in testa avevamo un solo e unico obiettivo: non farci beccare da mamma e papa!
Sul significato dell’espressione non ci sono dubbi: “Sorprendere qualcuno a commettere qualcosa di illecito”, così recita la Treccani.
Poco conosciuta, invece, è l’origine di questa espressione popolare.
Facciamo un blitz etimologico e scopriamo che questo modo di dire ha sullo sfondo un colore. Quale? Il marrone. Sì perché marrone e castagna sono sinonimi. Il primo termine però tanto tempo fa aveva anche altri significati, tra cui ‘errore’, ‘sbaglio’ e ‘marachella”.
Ecco allora la nascita del modo di dire prendere in marrone. Questa espressione oggi è finita nei meandri del nostro armadio. O meglio “è stata presa in castagna”, ma per fortuna è stata sostituita alla grande.
La castagna: energy drink, gluten free e dolce
Dopo una bella passeggiata per i boschi, colorati d’autunno, vi sveliamo un segreto: se volete ricaricare le pile fate affidamento sulle castagne. Energia pura e tascabile. Ferro, magnesio, calcio, potassio, fosforo e zinco. Le castagne sono una miniera inesauribile di minerali. Altroché energy drink. Combattono stanchezza e stress e sono l’ideale quando la domenica pomeriggio vi trovate a dover assemblare un mobile Ikea.
E poi sono ricche di carboidrati. Un’alternativa niente male al pane e alla pasta per chi soffre di celiachia dal momento che sono prive di glutine. Con la farina di castagne potete preparare dei dolci buonissimi: plumcake, ciambelle, biscotti, pancake, muffin. Sbizzarritevi!
La castagna: appunti storici
Come accade per tutte le cose della vita, gli antichi greci avevano già compreso tutto. Nel nostro caso furono i primi a intuire le potenzialità benefiche di questo frutto, indiscusso re dell’autunno, utilizzandolo per scopi terapeutici.
Erano un po’ confusi, invece, su come chiamarlo.
Il medico Ippocrate parlava di “noci piatte”, lo storico Senofonte aggiunse “senza fessure”. Andava controcorrente e come non potrebbe (visto che era un filosofo), Teofrasto, che twittava “ghiande di Giove”. Comunque, è merito loro se oggi la coltivazione delle castagne è all’ordine del giorno: insieme ai Fenici, infatti, le esportarono lungo le coordinate del Mediterraneo, importando e selezionando le varietà migliori.
Le castagne godevano di parecchi fan anche durante l’epoca dell’Antica Roma. Lo storico Plinio il Vecchio nel suo trattato Naturalis Historiae ne parlava benissimo e incoronava Napoli come località dove sapevano arrostirle meglio!
La questione marron glaces
Estro culinario francese o italiano. Oltre a contenderci “La Gioconda”, con i cugini d’oltralpe la partita è aperta anche sul fronte del dolce che per antonomasia associamo alle castagne: i marron glaces. Casus belli: la paternità della ricetta.
Nel web impazzano leggende e rivendicazioni. C’è chi sostiene che la preparazione sia nata a Cuneo nel 1500, frutto del genio di un cuoco ai servigi della corte sabauda, e che sia stata messa nero su bianco per la prima volta nel 1766, nel trattato…(preparatevi a un titolo lunghissimo)
“Il confetturiere piemontese che insegna la maniera di confettare frutti in diverse maniere, far biscottini, marzapani, canestrelli, acquavita, sorbetti e molte altre cose appartenenti a tal arte”.
C’è chi si oppone e si appella a una ricetta scritta nel 1651 da Pierre François, signore de La Varenne, nel libro “Le Cuisinier Français”. Il dibattito è aperto. Vi aggiorneremo sui prossimi sviluppi!