La nostra storia d’amore
Era un aprile di dieci anni fa. C’era un sole stupendo che rendeva Garbatella ancora più bella del solito. E c’era una fila lunghissima dal fornaio. Non avevamo scelto l’orario migliore, perché a mezzo giorno stanno tutti lì. Indaffaratissimi con i pensieri a chiedersi a quale pizza affidare la propria giornata, insieme a quella dei propri figli di ritorno da scuola.
Trancio classico di pizza margherita o la vecchia e cara pizza con le cipolle? Noi non avevamo dubbi sulla nostra di scelta: pizza bianca scrocchiarella, che di lì a poco avremmo fatto sposare con mezz’etto di prosciutto crudo San Daniele, tagliato fine. Era tutto calcolato.
Non avevamo fatto i conti, invece, con quello che sarebbe successo subito dopo. Uno sguardo. Il cuore che fa “il mattarello”. Ed eccoci “presi in castagna”. Per Dante fu Beatrice, per Petrarca Laura, per Ariosto Angelica. Per noi del Cibo che serve “galeotto” fu quel filone di pane del giorno prima, rimasto lì in un angolo della vetrina. “Solo et pensoso”.
Ecco l’incipit della nostra Buona Pratica: l’amore, prima di tutto, quello “che move il sole e l’altre stelle”.
L’amore per il pane, che presto sarebbe diventato anche per la frutta e la verdura del giorno prima. L’amore sì, ma anche l’impegno perché altrimenti ogni storia si perderebbe in un “bicchiere d’acqua”, arrivando così “alla frutta”.
L’impegno è l’ingrediente segreto, quello che oggi come ieri ci porta a non cercare di sprecare neanche una briciola di tempo. A non sprecare neanche un grammo di energia e buon umore per contrastare lo spreco alimentare e consegnare il cibo che recuperiamo a tutte quelle realtà che ogni giorno hanno fatto dell’amore per le persone che sono in difficoltà la propria stella cometa.
Perché ogni bella storia alla fine comincia sempre da una parola: amore.