Una meringa che fa primavera

Una meringa che fa primavera

  • Postato: Mag 03, 2022
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Stamattina sono uscita presto di casa, faceva freddo e il colore del cielo era di un blu così profondo che per un attimo mi sono chiesta se fosse davvero mattina o se mi fossi svegliata nel bel mezzo della notte.
Mentre camminavo pensavo a quanto ciò che abbiamo intorno a noi è in continuo mutamento: le stagioni cambiano i colori della natura da un giorno all’altro. Come da un giorno all’altro è fiorito l’albero di ciliegio che si vede dalla mia finestra.

Quando abitavo con mia nonna a Potenza c’era un albero di ciliegio proprio simile a questo. Era fuori il cancello del cortile. Ricordo che in primavera andavo sempre a staccare i fiori e che puntualmente mia nonna, per paura che i vicini si arrabbiassero, mi minacciava dicendomi che non avrei fatto merenda.

Intanto, mentre si affacciano questi ricordi nei pensieri, sono entrata a fare colazione sotto il forno che c’è sotto casa mia, proprio accanto a quell’albero di ciliegio. Al classico cornetto ho aggiunto una meringa colorata che ho notato in un piccolo angolo del banco. Mentre continuavo a guardare quell’albero, incredula per quanto potesse essere bello, ho dato un morso alla meringa.
Mamma mia, era così buona che i miei occhi si sono chiusi e l’immaginazione ancora una volta ha preso il sopravvento. Ecco che sento la voce di mia nonna.

“Laura il forno è aperto, vuoi le meringhe?”

“Nonna?”

“Sbrigati che devi finire di studiare, a tua mamma poi non la voglio sentire!”

“Ehm si, va bene, allora finisco e vado!”

Non so come ma mi ritrovo seduta su quell’enorme poltrona girevole della cameretta di mio zio. Sì cameretta, aveva così tanti fumetti, videogiochi e miniature varie, che quella sembrava di più la tana di un sedicenne.

Seduta con i piedi a ciondoloni sulla sedia guardo il libro aperto a pagina 26. Il titolo è : “Impariamo le tabelline”. Le tabelline? Odio la matematica, la odio non voglio imparare le tabelline voglio fare merenda! Guardo il calendario: 12 settembre 2002, 2002 ? Ho otto anni? Dopo anni di countdown per finire la scuola ora devo ricominciare ? Però guarda che sole che c’è fuori e quel ciliegio che sta lì tutto colorato, devo andare a raccogliere tutti i fiori!
La porta della cameretta si apre lasciando intravedere una mano rugosa che dolcemente posa sul mobiletto un piattino con tre meringhe: una bianca, una rosa e una celeste.

Ci aveva pensato nonna. Come sempre.

“Le sono andata a prendere io così quando viene mamma a prenderti hai fatto tutti i compiti”

“Nonna voglio uscire a raccogliere i fiori”

“Cinque minuti, il tempo che finisci di fare merenda e torni”

Mia nonna non aveva fatto nemmeno in tempo a finire di parlare che una mano era già appesa al ramo di ciliegio intenta a tirare via il primo fiorellino, con l’altra divoravo quella soffice meringa. Com’era buona. Nonna mi sorrideva dalla finestra e io ero così felice.

Quella meringa di una fredda mattina romana aveva il sapore di casa, profumava di ciliegio in fiore e di fumetti pieni di polvere. Più la masticavo più sentivo le mani ruvide di nonna, consumate dai detersivi e dalle fatiche della vita, ma sempre calde come il sole in primavera.

 

La zeppola leggendaria, storia del dolce più amato dai papà

La zeppola leggendaria, storia del dolce più amato dai papà

  • Postato: Mar 15, 2022
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Un guscio morbido di pasta choux, ripieno di amore e di crema pasticcera. Un’amarena sciroppata come cappello. E una spolverata di zucchero a velo che fa da mantello al dolce simbolo della Festa del papa: le zeppole.

Mentre siete alla ricerca della migliore pasticceria dove comprarne un vassoio, o vi state preparando per cucinarle a casa, oggi vogliamo fare con voi un viaggio nel tempo per curiosare sulle origini di questa prelibatezza che ci invidia tutto il mondo. Sì pure New York.

La prima ricetta scritta delle zeppole dice Napoli

Miette ncoppa a lo ffuoco na cazzarola co meza carrafa d’acqua fresca, e no bicchiere de vino janco…

E’ questo l’incipit della prima ricetta scritta delle zeppole, datata 1837. La penna è di Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino e famoso esperto di gastronomia, che in lingua napoletana descrive tutti i passaggi per cucinarle. Bastano farina, acqua, liquore di anice, marsala o vino bianco, sale zucchero e olio, ed il gioco è fatto. Sentite qua:

Ne farraje tanta tortanelli come sono li zeppole, e le friarraje, o co l’uoglio, o co la nzogna, che veneno meglio…

Ma attenzione se pensate che la zeppola sia un’idea nata dai palati dei palazzi aristocratici vi sbagliate di grosso. La zeppola nasce on the road per dirla alla Kerouac. Sembrerebbe infatti che lungo le strade di Napoli era nata già a quei tempi la tradizione dei zeppolari di strada.

Ecco così che fino a pochi anni fa se passeggiavamo il 19 marzo tra le bellissime vie di Napoli, potevamo ammirare i friggitori, che, su banchetti a cielo aperto, davano sfoggio della loro arte dolciaria. Riempiendo di sorrisi e bontà le viuzze della città dalle 500 cupole. Un’atmosfera che ha catturato anche la penna romantica dello scrittore tedesco Wolfgang Goethe, in visita nel capoluogo partenopeo verso la fine del 1700.

Oggi era anche la festa di S. Giuseppe, patrono di tutti i frittaroli cioè venditori di pasta fritta…Sulle soglie delle case, grandi padelle erano poste sui focolari improvvisati. Un garzone lavorava la pasta, un altro la manipolava e ne faceva ciambelle che gettava nell’olio bollente, un terzo, vicino alla padella, ritraeva con un piccolo spiedo, le ciambelle che man mano erano cotte e, con un altro spiedo, le passava a un quarto garzone che le offriva ai passanti…

La zeppola e il genio culinario delle suore

Ok ma la ricetta delle zeppole è tutta farina del sacco dei friggitori? Sembrerebbe di no.
Continuando a curiosare sul “caso zeppole” scopriamo che nel 1700 sono le suore ad avere le 3 stelle Michelin per la ricetta. Il dolce inizia a prendere la forma odierna proprio nelle cucine dei loro monasteri.

Resta da chiarire un dubbio, che forse però non sarà mai chiarito: le zeppole sono state cucinate per la prima volta dalle monache dello Splendore e della Croce di Lucca o, invece, dalle monache di San Basilio del Monastero di San Gregorio Armeno? Il caso è aperto.

La zeppola d’origine cristiana

Come sempre quando si viaggia nella storia è quasi certo imbattersi in leggende contrastanti. Ci sono leggende che dicono A e altre che dicono B. Una massima che non sfugge neanche alla nascita delle zeppole. La prima ipotesi è di tradizione cristiana e fa riferimento alla Sacra Famiglia. Dopo la fuga in Egitto, San Giuseppe per mantenere Maria e Gesù, affiancò al lavoro di falegname quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle.

Ecco spiegato perché a Roma, il santo patrono dei lavoratori, è appellato con tono scherzoso come Er Frittellaro. Come succede in una poesia degli anni ’50, scritta da Checco Durante, popolare attore e poeta romanesco.

San Giuseppe frittellaro / tanto bono e tanto caro / tu che sei così potente / da aiutà la pòra gente/tutti pieni de speranza / te spedimo quest’istanza.

La zeppola degli antichi romani

Veni, vidi e vici una zeppola. Per quanto riguarda la seconda ipotesi ci catapultiamo nel 500 a.C. tempo degli antichi romani. Abbiamo una data precisa: il 17 marzo, giorno in cui si celebravano i Liberalia. La ricorrenza pagana in cui i ragazzi festeggiavano il passaggio dall’adolescenza all’eta adultà. Un po’ come succede il giorno del ballo nelle scuole statunitensi.

In omaggio a Bacco e Sileno, le due divinità del vino e del grano, si facevano le ore piccole. Al posto del punch la tavola si riempiva di brocche di vino e di ambrosia. E indovinate un po’, c’erano anche delle frittelle di frumento, cotte nello strutto bollente. In sostanza le antenate salate delle nostre zeppole dolci. Poi arrivò l’imperatore Teodosio II che nel 423 d.C. chiuse baracca e burattini. Dichiarò che tutte le religioni pagane non erano altro che “culto del demonio” ed ordinò, per tutti coloro che le continuavano a praticarle, punizioni come il carcere e la tortura. Insomma, ci andò giù pesante.

Da lì in poi, nel corso degli anni, è molto probabile che le la festa dei Liberalia sia stata assimilata dal cattolicesimo che fissò al 19 marzo la Festa di San Giuseppe, diventata nel 1968, il giorno dedicato alla Festa del papà.

Se la storia delle origine delle zeppole è fitta di leggende, non c’è dubbio sul loro gusto e sul fatto che in un baleno portano dolcezza e buon umore “in the air”. Quindi sabato niente scuse: fatele trovare a tavola per quel supereroe che da sempre protegge tutti i vostri sogni.

Buona Festa del Papa!

FONTI:

Le Zeppole di San Giuseppe. Storia, origine e tradizione

San Giuseppe e le Zeppole


https://www.repubblica.it/sapori/2021/03/19/news/zeppole_di_san_giuseppe_storia_ricetta_trucchi_pasticceria_scaturchio_napoli-292783352/

Giornata contro lo spreco alimentare 2022, domani siamo all’Enpam

Giornata contro lo spreco alimentare 2022, domani siamo all’Enpam

  • Postato: Feb 03, 2022
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Nell’ultimo biennio, da gennaio 2020 a dicembre 2021, segnato tragicamente dalla pandemia, le ACLI di Roma e provincia grazie al loro progetto “Il cibo che serve” hanno recuperato e redistribuito 267 tonnellate di cibo (+12% nel 2021 rispetto al 2020), che è stato poi immesso nella rete di realtà solidali che sostiene il progetto, e consegnato a tante famiglie e persone in difficoltà della Capitale e non solo.

Questi dati verranno presentati il prossimo 4 febbraio 2022, in occasione della 9° Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in occasione di un evento che si terrà presso la Fondazione Enpam, a Roma, in piazza Vittorio Emanuele II 78, dalle ore 10.30 alle 12.30.

L’evento è promosso da ACLI di Roma aps, Enpam, Piazza della Salute e Piazza Vittorio aps, insieme al Municipio Roma I Centro e con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale.

Interverranno: Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam, Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma aps, Sabrina Alfonsi, Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, Lorenza Bonaccorsi, presidente del Municipio Roma I Centro, Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Centro Agroalimentare Roma. Due buone pratiche verranno presentate da Felice Strollo, endocrinologo e presidente LC Roma Ara Pacis e Francesco Pastorella, Direttore Roma Department. Modererà l’incontro la giornalista Danila Bonito.

In particolare, le ACLI di Roma nel biennio 2020-2021 hanno recuperato 76.537 kg di pane e prodotti da forno, 140.788 kg di ortofrutta, 41.535 kg di beni a lunga conservazione, 6293 kg di salumi prossimi alla scadenza donati dall’azienda Fiorucci, 449 kg di pesce. Inoltre, 1890 kg di cibo sono stati recuperati grazie all’impegno dell’AS Roma.

Questo cibo ha permesso di accompagnare ben 1 milione e 975 mila pasti e di consegnare 25.485 pacchi e buoni spesa, grazie a un totale di 9.580 giornate di servizio volontario e a 59.328 km percorsi dai mezzi delle ACLI di Roma.

«In questo momento di grande difficoltà e di bisogni emergenti – dichiara Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma e provincia – la buona pratica “Il cibo che serve” ha seguito un forte trend di crescita e di sviluppo che conferma la grande necessità di sostegno e tutela che colpiscono fasce sempre più ampie di cittadini. I nostri furgoncini in questi anni hanno percorso decine di migliaia di chilometri nella strada della solidarietà tessendo, di fatto, nel cemento della Capitale, un vero e proprio telaio di coesione sociale e presa in carico delle fragilità a tutto tondo. Il nostro impegno però, non si è fermato al contrasto allo spreco e al recupero delle eccedenze, ma si è ampliato con una intensa attività di sensibilizzazione ed educazione a stili di vita sani e sostenibili. Proprio in quest’ottica nasce l’idea del Calendario antispreco 2022 che presentiamo proprio in occasione di questa importante giornata. Un calendario che contiene ricette di recupero, consigli per la conservazione degli alimenti, trucchi per evitare lo spreco ma anche quattro preziose ricette donateci da importanti chef stellati».

“Durante questa pandemia – dice il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti – gli italiani hanno dimostrato di avere acquisito una maggiore consapevolezza sul problema dello spreco del cibo, mettendo in pratica comportamenti virtuosi e consolidando quelle abitudini che ci collocano tra le nazioni più attente al problema. Anche noi come medici vogliamo richiamare l’attenzione sul tema ribadendo la necessità, anche quando l’emergenza sarà superata, di contrastare gli sprechi, in specie quelli degli alimenti più sani e salutari».

“La lotta allo spreco alimentare rappresenta sempre più una sfida globale e Roma non può farsi trovare impreparata – spiega la Presidente del Primo Municipio Lorenza Bonaccorsi – ed è importante poter contare sull’impegno dell’Amministrazione Capitolina, di Associazioni e reti solidali che lavorano ogni giorno contro lo spreco alimentare e il sostegno alle persone in difficoltà”. “Per questo – ha proseguito la Presidente Bonaccorsi – continueremo a supportare queste attività, che portano benefici diffusi per tutta la comunità, per l’ambiente e per l’economia circolare di Roma e che vengono giustamente affiancate a quel lavoro fondamentale di sensibilizzazione per una sana cultura dell’alimentazione, sempre più necessaria”.

Febbraio tra il rosso del radicchio e il verde del kiwi

Febbraio tra il rosso del radicchio e il verde del kiwi

  • Postato: Feb 02, 2022
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Con il sottofondo delle canzoni del festival di Sanremo, ecco bussare alle nostre porte febbraio: il mese più corto dell’anno. L’ultimo sprint dell’inverno. Il mese del carnevale e di San Valentino! E intanto, mentre succedono tutte queste belle cose, febbraio ci tiene per mano e ci accompagna verso i sentieri e i colori della primavera.

A proposito di colori, oggi ci sentiamo un po’ “impressionisti” e sulla nostra tavolozza mischiamo il verde del kiwi e il rosso tendente al viola del radicchio. Scopriamo insieme qualche curiosità su questa coppia di frutta e ortaggi.

Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate”.
(Albert Camus)

 

Li vuoi quei kiwi?

Un po’ bruttino fuori, ma buonissimo dentro. Il kiwi ogni anno vince l’Oscar del benessere. Non ci sono dubbi. La questione, invece, è aperta su come sbucciarlo. C’è chi è team coltello e si impegna a togliere con precisione chirurgica tutta la buccia. E chi fa il tifo per il cucchiaino, affondandolo sulla polpa gialla e verde, come se si trovasse davanti a un dessert. A noi la scelta, l’importante però è che alla domanda “Li vuoi quei kivi?”, rispondiamo sempre “Sì”.

Perché?

  • Il kiwi ha più vitamina C di un’arancia: 1 kiwi al giorno copre il fabbisogno giornaliero di vitamina C (60 mg).
  • Il suo alto contenuto di fibre aiuta la digestione.
  • Ricco di potassio e vitamine, ma povero di sodio. E’ perfetto dopo la corsetta mattutina o l’allenamento in palestra.

 

E poi il kiwi è anche un magnifico estetista. Se vogliamo idratare e nutrire la pelle dai residui delle abbuffate natalizie, possiamo creare, infatti, una maschera a base di kiwi, yogurt e olio d’oliva. E non ci azzardiamo a buttarne la buccia, perché è piena di proprietà. Dopo averla lavata accuratamente, facciamola diventare l’ingrediente segreto dei nostri frullati.

 


Radicchio, tutto il rosso del benessere

Fun fact: nell’antica Grecia il radicchio veniva utilizzato come una vera e propria terapia per curare l’insonnia. Dopo questa escursione nel Partenone, spostiamoci nella nostra penisola. Il radicchio rosso ha il suo quartier generale nella provincia trevigiana. Dove si coltiva la sua varietà più pregiata, quella tardiva, frutto della scoperta casuale di un contadino che dopo aver eliminato le foglie ormai marce di un normale radicchio rosso, trova al suo interno un cuore ancora sano.

Sinonimo di leggerezza e digeribilità, il radicchio rosso ci aiuta ad abbassare il colesterolo nel sangue e a disintossicare l’organismo. È composto per la maggior parte da acqua e fibre, ma è ricco anche di nutrienti come vitamine, soprattutto la C, K e del gruppo B, e potassio.

In padella, al forno, alla griglia, come ripieno per piatti a base di carne. O protagonista dei risotti. Su come cucinarlo campo libero alla fantasia. E’ buonissimo anche crudo, da aggiungere sull’insalata insieme a noci e scaglie di grana. Un’unica attenzione: mentre lo cuciniamo, ricordiamoci che le sue proprietà nutritive sono nella buccia.

Quindi non facciamola appassire!

Operazione frigorifero: password ordine e pulizia!

Operazione frigorifero: password ordine e pulizia!

  • Postato: Gen 31, 2022
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Quando si chiude una porta si apre un portone, e molto spesso anche un frigorifero. A lui, infatti, ci affidiamo nei momenti di grande tristezza. A lui chiediamo di risolverci i problemi quando non sappiamo proprio cosa inventarci per cena. A lui ci rivolgiamo nel pieno della notte quando non riusciamo a prendere sonno. In cambio ci chiede solo una cosa. Di prenderci cura di lui! Ne va della sua salute, della nostra, e di quella del pianeta!

E poi ricordiamoci che la partita contro lo spreco alimentare si gioca anche dentro il frigorifero!

Per un frigo ordinato

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori e soprattutto allenatori. La stessa perizia tecnico – tattica con cui ogni fine settimana stiliamo la formazione del fantacalcio, mettiamola anche per la disposizione del cibo in frigorifero. In questo caso lo schema da seguire è uno solo e non ammette distrazioni.

A presidiare la zona alta del frigorifero, uova, formaggio, burro e yogurt. A centrocampo posizioniamo salumi, sughi, verdure e cibi già cotti, salse, e cibi avanzati di vario tipo.

Nel ripiano basso, carne cruda, pollame, pesce e cibi crudi. Nei cassetti, sempre pronti a entrare sulla nostra tavola, frutta e verdura. Infine, sulle corsie laterali, dall’alto verso il basso: burro, latte, bibite, acqua e vino.

I 3 punti sono in cassaforte. O meglio, in frigo!

Non solo in frigo

Il frigorifero non è il posto giusto per tutti gli alimenti. Molti cibi, infatti non hanno bisogno di essere refrigerati.

Quali?

  • Frutta esotica avocado, banana, kiwi, litchi, mango e altro. Per questi basta un bel cesto!
  • Agrumi: limoni, arance, mandarini, con il freddo possono diventare amari.
  • Pane: il pane conservato in frigo diventa molle e perde croccantezza.
  • Pomodori, patate, aglio e cipolle.

 

E poi non azzardiamoci a mettere caffè e miele nel frigorifero. Il primo, infatti perderebbe tutto il suo delizioso aroma e assorbirebbe gli odori degli altri alimenti in frigo. Al secondo invece, piace stare solo soletto al buio della nostra dispensa!

 

Operazione frigo pulito

Di domenica mattina mentre ascoltiamo la nostra playlist preferita. Di sabato pomeriggio prima di andare a fare la spesa al supermercato. Sul giorno abbiamo carta bianca. L’importante è pulire il frigorifero una volta al mese.

Oh, poi se vogliamo pulirlo più volte mica si offende nessuno!

Per questa missione non serve vestire i panni dell’agente segreto James Bond. Le mosse sono poche e semplici. Prima, svuotiamo gli alimenti dai ripiani del frigorifero e togliamo tutti i cassetti e i ripiani. Poi, entriamo nel vivo dell’opera di pulizia. Il nostro consiglio è quello di fare affidamento a rimedi fai da te e puntare tutte le fiches su uno sgrassatore naturale, composto da acqua calda, aceto e limone. Motivo?

  • L’aceto elimina i cattivi odori, caccia via i batteri e fa splendere le superfici interne del frigorifero.
  • Il limone è perfetto per igienizzare le pareti esterne del frigorifero e per profumare tutto l’interno.

 

Se troviamo della muffa niente panico! Affidiamoci alla pozione magica: acqua + bicarbonato. E’ la soluzione perfetta!

Facciamo circolare l’aria

No, non stiamo parlando delle finestre in salone, ma dell’aria fredda del frigorifero. Per farla circolare in modo corretto dobbiamo fargli spazio tra i cibi. In sostanza: dobbiamo sgomberare il campo! Quindi non sovraccarichiamo di alimenti il nostro frigorifero.

Altrimenti la distribuzione della temperatura è compromessa e il rischio che corriamo è quello che gli alimenti si guastino!

Cibo che serve heroes: la musica di Giorgio

Cibo che serve heroes: la musica di Giorgio

  • Postato: Gen 14, 2022
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Il suo sogno nel cassetto è occuparsi di hardware e software. Non a caso ha la passione per montare e smontare oggetti tecnologici dimenticati nei meandri cassetto per dargli nuove forme e funzioni.

Da 7 mesi Giorgio, il nostro volontario di Servizio Civile Universale, fa lo stesso anche con noi.

Ridare vita al cibo che avanza, consegnandolo alle realtà solidali in rete con la nostra Buona Pratica. Ogni giorno. E tra un recupero e l’altro di pane, frutta e verdura, sul nostro furgoncino no waste non manca mai la sua canzone preferita di Cesare Cremonini: Marmellata #25.

Tutto torna!

Cibo che serve heroes: l’Excel di Carlotta

Cibo che serve heroes: l’Excel di Carlotta

  • Postato: Gen 11, 2022
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La leggenda narra che il suo file Excel non sbagli un colpo. Dalle prime ore della mattina la troviamo davanti al pc a progettare recuperi e consegne. Di pane, frutta e verdura. A prima vista può sembrare un broker finanziario alle prese con domanda e offerta.

Ma tra i due c’è una gran bella differenza.

I numeri della nostra Carlotta hanno una storia unica alle spalle. Raccontano la generosità della nostra rete solidale sempre pronta a donare. L’impegno delle organizzazioni solidali pronte a ricevere per essere al fianco delle persone più fragili. E il cuore della nostra squadra di volontari, ogni giorno in slalom tra il traffico di Roma per combattere lo spreco alimentare e aiutare chi aiuta.

Quelle colonne Excel non contengono addizioni e sottrazioni, ma una mappa da seguire. Avanti tutta!

 

Cibo che serve heroes: vado al Massimo

Cibo che serve heroes: vado al Massimo

  • Postato: Gen 11, 2022
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“Per me non c’è nessun problema”. Finisce sempre così ogni nostra chiacchierata con Massimo. Lui è uno dei nostri volontari o meglio come ci piace chiamarli  uno dei nostri #CiboCheServeHeroes. È sempre pronto a innescare la prima e guidare il nostro furgoncino no waste tra i panifici della Capitale.

Buon umore, gentilezza e massima disponibilità. Sono questi gli ingredienti del suo carattere che apprezziamo di più perché ci danno la spinta ideale per iniziare la giornata con la marcia giusta e con l’umore alle stelle.

Negli anni abbiamo capito che niente può scalfirgli il suo sorriso, neanche il traffico che dalle prime ore della mattina fa la voce grossa dentro il Raccordo Anulare. Ma vi confessiamo una cosa: quando la Roma perde, tra un recupero e l’altro di pane, pizza e dolci, siamo molto attenti a non parlargli di calcio.

Con lui andiamo al Massimo!