Una nuova applicazione, totalmente gratuita e scaricabile da oggi su ogni tipo di smartphone e tablet, che da un lato semplifica le donazioni di cibo da parte delle realtà produttive a favore delle associazioni caritatevoli che sostengono i più poveri, e dall’altro lato permette a chi vive situazioni di bisogno di scoprire a Roma e provincia dove possono rivolgersi per trovare da mangiare, un letto per dormire o un posto per lavarsi valorizzando la rete di enti che fattivamente ruotano attorno al progetto offrendo anche servizi primari.
Si tratta di “Roma che serve”, l’app presentata oggi dalle ACLI di Roma e provincia presso il Centro Agroalimentare di Roma. “Roma che serve” nasce infatti nell’ambito del progetto di recupero alimentare “Il cibo che serve”, finanziato dalla Regione Lazio.
Alla presentazione di questa mattina ha portato i saluti di benvenuto VALTER GIAMMARIA, presidente del CAR. Sono poi intervenuti: LIDIA BORZÌ, presidente delle ACLI di Roma e provincia, ALESSANDRA TRONCARELLI Assessore Politiche Sociali, Welfare ed Enti Locali della Regione Lazio, DON BENONI AMBARUS, direttore della Caritas diocesana di Roma, FABIO MASSIMO PALLOTTINI, direttore generale del CAR. Le funzionalità dell’app sono state presentate da PAOLO FRUSONE, responsabile progetti Mediaera srl.
Il progetto “Il cibo che serve” delle ACLI di Roma permette alle realtà produttive che hanno eccedenza di cibo di donarlo a quelle realtà solidali che invece desiderano riceverlo per promuovere azioni di contrasto alla povertà. Un circuito di solidarietà che da giugno 2018 ha già permesso il recupero di 4.000 kg di ortofrutta e nel corso dell’anno di 30.000 kg di pane. La nuova app “Roma che serve” renderà ancora più facile l’incontro fra chi desidera donare e chi vuole ricevere cibo. Inoltre, avrà una sezione dedicata che indicherà su una mappa i luoghi di solidarietà di prossimità a cui le persone in difficoltà possono rivolgersi per ricevere un sostegno e un aiuto.
“Il cibo che serve”, però, intende rimanere un progetto concreto, radicato sul territorio, e proprio per questo oltre alla app “Roma che serve” verrà inaugurato questa settimana anche un presidio solidale (il secondo, dopo quello già attivo al Centro Agroalimentare di Roma) presso la parrocchia San Paolo della Croce, in via Poggio Verde 319, a Corviale. Questo presidio sarà un punto di distribuzione per il cibo e il pane recuperati, ma anche un luogo di esigibilità dei diritti volto a favorire l’inclusione attiva, con consulenze, assistenza socio-sanitaria, e sportelli di sostegno psicologico. Sarà attivo ogni martedì dalle 16 alle 18. Entro il mese di dicembre, inoltre, i presidi solidali del progetto “Il cibo che serve” diventeranno sei su tutto il territorio romano.
La presentazione dell’app “Roma che serve” si è tenuta al Centro Agroalimentare di Roma poiché fin da subito questa grande realtà produttiva ha sposato il progetto delle ACLI di Roma, mettendo a disposizione gran parte del cibo che ogni giorno rischia di diventare scarto all’interno del mercato. Le ACLI di Roma, inoltre, dopo aver aperto presso il CAR il primo presidio solidale del progetto, hanno anche preso in custodia la Cappella del mercato dedicata a Maria Regina della Pace, riaprendola dopo 10 anni.
“Un progetto che va oltre il recupero del cibo e del contrasto alle povertà in quanto mira anche a ri-animare la comunità per costruire coesione sociale –dichiara Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma e provincia – questo ambizioso ma entusiasmante obiettivo è raggiungibile grazie alla rete che aderisce al progetto composta da tutti i protagonisti che concretamente hanno la corresponsabilità di agire la sussidiarietà circolare. Il progetto infatti produce un effetto moltiplicatore di solidarietà in quanto aiuta e sostiene gli enti caritatevoli che ogni giorno sono al fianco degli ultimi, avendo come valore aggiunto la presenza e la collaborazione di Istituzioni, società civile, terzo settore, mondo dell’imprenditoria e agenzie educative come la scuola, l’università e le parrocchie. Una rete che si basa sulle relazioni vive che non si fermano al virtuale, ma si concretizzano nel lavoro di ogni giorno al fianco dei più fragili attraverso un modello di azione sociale che, partendo dal fornire risposte immediate all’emergenza, mette al centro la dignità della persone puntando all’inclusione attiva.”