Un progetto che serve
Secondo il Rapporto Caritas “La povertà a Roma, un punto di vista” accanto alla povertà assoluta e relativa cresce anche la povertà alimentare: 7.550 persone sono in povertà estrema e oltre 130.000 famiglie non hanno risorse alimentari sufficienti per il proprio sostentamento; tra queste 500.00 persone (150 mila minori) mangiano in maniera adeguata solamente ogni 2 giorni. Dati che non lasciano scampo e fotografano in modo tangibile il malessere della Capitale.
L’altra paradossale faccia della medaglia della povertà è lo spreco alimentare
Alla luce dei dati raccolti dalla Campagna Spreco Zero di Last Minute market ogni anno gettiamo nelle nostre case 36 kg di alimenti pro capite. Sul piano della distribuzione invece lo spreco del cibo pesa per 9,5 kg/anno per ogni mq di superficie di vendita negli ipermercati e per ben 18,8 kg/anno nei supermercati. In pratica per ogni consumatore italiano si producono 2,89 kg/anno pro capite di spreco.
Una buona pratica di economia circolare
Il cibo c’è per tutti. C’è chi chi ne ha in eccesso e finisce col gettarlo nella spazzatura. Poi ci sono i produttori che spesso non sanno come smaltire le rimanenze. E infine c’è chi ne ha un bisogno estremo e finisce con il frugare nei cassetti dei mercati. E’ il paradosso dell’abbondanza e noi de “Il cibo che serve” abbiamo l’obiettivo di scardinarlo.
Con il nostro progetto contribuiamo a sviluppare una buona pratica di economia circolare che ha un’occhio sempre attento alla sostenibilità ambientale. Il cibo a un passo dal diventare rifiuto, si trasforma in una risorsa capace di produrre un valore che vale per quattro: economico, sociale, educativo e ambientale:
- Per gli esercenti che concretizzano la loro responsabilità sociale d’impresa e possono avere un vantaggio economico grazie alla legge Gadda vigente.
- Per le organizzazioni solidali a cui non ci sostituiamo, ma andiamo in aiuto grazie a un principio moltiplicatore di solidarietà.
- Per i municipi, favorendo il matching tra chi vuole donare e chi ha bisogno di ricevere
- Per le scuole e università, promuovendo incontri di sensibilizzazione per la prevenzione dello spreco e la promozione di stili di vita sani.
Aiutiamo chi aiuta ottenendo un effetto moltiplicatore di solidarietà
Oltre il recupero, i presidi solidali
Ogni nostra azione ruota attorno alla persona. Il progetto, facendo propria la logica multitasking che caratterizza l’approccio operativo delle ACLI di Roma, mette in campo un modello di sussidarietà circolare, sviluppato per immettere le persone più fragili in una rete di protezione sociale a tutto tondo.
Un’idea di welfare inclusivo e solidale.
Il cibo recuperato costituisce infatti il punto di partenza per l’azione dei sei presidi solidali. Luoghi di distribuzione diretta alle famiglie dei generi alimentari recuperati e allo stesso tempo punti di accoglienza, contatto e presa in carico a 360° gradi della persona. In questi luoghi sono strutturati percorsi di inclusione attiva personalizzati che hanno l’obiettivo di favorire il reinserimento sociale delle fasce più colpite dalla povertà, grazie al coinvolgimento delle molteplici competenze del Sistema ACLI di Roma.
Nello specifico si svolgono: attività di orientamento al lavoro e di formazione sull’esigibilità dei diritti; attività di sensibilizzazione sulla prevenzione allo spreco alimentare: momenti di educazione al riutilizzo del cibo attraverso lezioni di cucina pubbliche; incontri formativi sul valore del volontariato.
I presidi solidali sono attivi presso:
- Sede ACLI di Roma aps – via Prospero Alpino, 20
- Centro Agroalimentare Roma – via della Tenuta del Cavaliere, 1
- Chiesa di Santa Maria ai Monti – via della Madonna dei Monti, 41
- Parrocchia San Paolo della Croce – via Poggio Verde, 319
- Parrocchia San Gelasio Roma I Papa – via Fermo Corni,1