Carlo, mensa Giovanni Paolo II #facciadapane

Carlo, mensa Giovanni Paolo II #facciadapane

Io non sapevo, prima di cominciare, che questo lavoro sarebbe stato quello che avrei voluto fare nella vita. Perché ora lo so: è proprio questo quello che voglio fare! Io sono arrivato a Roma da Lanciano, costa abruzzese, per studiare giurisprudenza. Avevo ben altri progetti, anche se dai tempi degli scout facevo volontariato proprio nelle mense sociali. Poi l’incontro con la realtà Caritas, ed ora eccomi qui.
Il mio lavoro è vivere in mezzo alle persone: litigare quando c’è da litigare, ridere insieme quando c’è da ridere insieme, dare loro da mangiare e ove possibile migliorare la loro vita. L’obiettivo della Caritas è: sfamare nell’immediato, ma dopo fare in modo che gli ospiti non abbiano più bisogno di noi. Ti do da mangiare, ma ti do anche suggerimenti, indicazioni per trovare la tua vera strada.

Carlo Virtù, 38 anni, coordinatore della mensa “Giovanni Paolo II” a Colle Oppio della Caritas Diocesana di Roma
#facciadapane

Alessia Guerrieri, giornalista e scrittrice #facciadapane (2)

Alessia Guerrieri, giornalista e scrittrice #facciadapane (2)

“Molti ospiti delle mense provano rabbia per tutta l’ingiustizia intorno al loro. Altri, in “nuovi poveri”, le persone che non ti aspetti di trovare in una mensa, provano vergogna. Loro sono i padri separati, i pensionati, oppure i trentenni che hanno fatto la scelta bellissima di mettere su famiglia, fare un figlio, e poi improvvisamente si trovano tutti e due disoccupati in una grande città che non è la loro.
Mi ricordo una coppia, genitori di una bambina di circa quattro anni. I due lavoravano nella stessa azienda che di colpo ha chiuso i battenti. Ogni giorno, i cuochi ed i volontari della mensa facevano credere alla bimba di pranzare e cenare ogni giorno al ristorante. Avevano costruito una fantastica sceneggiata quotidiana, con il cuoco che si presentava con il cappello da chef e declamava il menù, e i volontari impettiti come camerieri di un hotel a cinque stelle.
Il padre della bambina aveva avuto anche offerte di lavoro “particolari”, come il trasporto di droga a cinquecento euro a viaggio. Ma aveva sempre rifiutato situazioni del genere. Negli occhi di quei due genitori vedevo brillare la dignità e l’onestà.”

Alessia Guerrieri, 34 anni, giornalista ed autrice del libro “Quando il pane non basta” (Ancora Editrice) qui in compagnia di Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma
#facciadapane

Massimo Marè, fornaio #facciadapane

Massimo Marè, fornaio #facciadapane

“Cosa è il pane? Il pane è vita. Sono ventimila anni che il frumento accompagna l’uomo. Ogni popolo poi ha il suo pane, no? Quando vedo qualcuno che butta il pane ci rimango male, è quasi un sacrilegio. Il pane che non vendi deve essere donato, come facciamo noi grazie a voi. Mai, mai, mai buttato. Il pane è un simbolo, il pane è sacro. Cosa diciamo noi nella preghiera del Padre Nostro? “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Poi quando tu tiri fuori il pane dal forno, lo prendi, lo tagli… Guardalo dentro, per una volta: è un microcosmo, è fatto di vuoto e di materia”

Massimo Marè, fornaio ‪#‎facciadapane

Il pane A Chi Serve riceve il patrocinio di EXPO Milano 2015

Il pane A Chi Serve riceve il patrocinio di EXPO Milano 2015

Carissimi amici del pane A Chi Serve, con grande piacere vi informiamo che Expo Milano 2015, l’evento mondiale dedicato al cibo e all’equa distribuzione delle risorse alimentari,  ha concesso ad ACLI Roma il proprio patrocinio per il nostro progetto solidale di recupero e restituzione del pane di resa.

“Siamo orgogliosi di questo patrocinio.  – sottolinea Lidia Borzì, presidente delle ACLI Provinciali di Roma – Cibo, sociale e innovazione: in questo percorso c’è anche il nostro piccolo contributo.”

Alessia Guerrieri, giornalista e scrittrice #facciadapane

Alessia Guerrieri, giornalista e scrittrice #facciadapane

Ero tornata alla mia casa dell’Aquila la sera del 5 aprile, per il compleanno di mia mamma. Della scossa di terremoto mi ricordo la sensazione di impotenza, l’impotenza verso qualcosa di molto più grande di me. Non riuscivo a scendere da letto, perché il letto mi ributtava giù stesa ad ogni tentativo di alzarmi. E poi la sera dopo, quando con alcuni colleghi giornalisti vedemmo dalla montagna di Roio la città dall’alto, distrutta, i tetti collassati.

Nel 2011 faccio visita per lavoro all’appena ricostruita mensa sociale “Celestino V”. Fra le persone in fila per prendere il pasto riconosco un mio vecchio compagno di scuola, titolare di una piccola bottega nel centro storico. Mi sono fermata a chiedere cosa ci facesse qui, e lui mi ha raccontato la sua storia: il negozio ancora chiuso per motivi burocratici, tutti i risparmi spesi per vivere. E lui era lì a pranzo a cena, vestito di tutto punto. Persone come il mio amico le ho ritrovate in tantissime altre mense sociali: a Milano per esempio ho visto ed ho raccolto le storie dei ragazzi che uscivano dal lavoro con il PC sottobraccio, la giacca e la cravatta ed entravano a mangiare nelle mensa. Difficile spiegare alle altre persone che questi giovani, con una laurea in tasca, vivono con 500 euro al mese. La mensa dell’Aquila prima del terremoto faceva circa 30 pasti al giorno, adesso li ha praticamente triplicati. In una città di provincia come la mia poi, le persone hanno paura di essere riconosciute, e c’è un servizio per portare i pasti a casa di chi ha davvero bisogno, con grande discrezione. Da tutto questo è nata l’idea di scrivere il libro.”

Alessia Guerrieri, 34 anni, giornalista ed autrice del libro Quando il pane non basta Ancora Editrice

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